sabato 18 luglio 2015

domenica 05 Luglio 2015

La mia prima volta sopra i 4000

domenica 5 Luglio al Breithorn Occidentale
Da 2 anni ne parlavo con Paolo e con Mario, mi sarebbe piaciuto fare un 4000, ma c'era sempre qualcosa che lo impediva; lo scorso anno il tempo inclemente.
Quest'anno, finite le lezioni del Corso di Escursionismo della SIEL anche qualche allievo ha cominciato a parlarne e Pietro si è dato da fare per organizzare 'sto benedetto Breithorn.
Eccoci così in 4 neofiti (Barbara, Giulia, Laura ed io) con 8 compagni disponibili ad accompagnarci in cordata.
Nell'arco di una settimana ci organizziamo, attrezzatura e lezioni di movimento su ghiaccio, per qualcuno di noi è una specie di ripasso perché è già andato su neve con ramponi e picca, per altri è una completa novità.
Finalmente arriva la domenica mattina, sveglia alle 4, si fa per dire sveglia, non ho chiuso occhio per tutta notte chiedendomi come sarà il domani e se saprò comportarmi bene in cordata, se soffrirò il repentino cambio di quota per l'impianto di risalita o chissà cos'altro. Mi sono impasticcato di Diamox, mi hanno detto che è un sistema sicuro; si vedrà.
Alle 5 si parte da Gallarate, passiamo a prendere Mario, destinazione Cervinia, che raggiungiamo poco dopo le 7e30.
Scesi dall'auto mentre si aspetta la cabina del primo troncone degli impianti, ci prepariamo con ghette ed imbrago, tanto per guadagnare tempo.
La salita al Plateau Rosà fila liscia, nessun malore di quelli da me temuti, Davide mi da del drogato per aver preso il Diamox; 'sti giovani non hanno più rispetto per noi vecchietti.
4 passi e siamo al Rifugio delle guide di Cervinia dove facciamo colazione mentre Mario continua a rompere col suo "dai che si fa tardi"; una volta usciti ci leghiamo in cordate da 3, ma intanto Mario è già partito a camminare sulla pista di sci e bisogna rincorrerlo.
C'è un bel pezzo da fare stando al bordo delle piste da sci, attraversando ogni tanto le piste, facendo attenzione a non intralciare gli sciatori ed a non essere travolti da quelli che scendono come pazzi, poi c'è da passare sotto due ski-lift ed anche qui occorre un tanto di attenzione e mettersi paralleli all'impianto di risalita ed attraversare insieme per non far passare sulla corda quelli con gli sci.
E dopo un altro tratto di pista eccoci al tunnel, lo imbocchiamo in fila indiana per lasciar libero il passaggio ai discesisti; al di la del tunnel inizia la vera salita.
Davanti a noi, leggermente a sinistra si vede la meta, un bel panettone bianco con una traccia ben segnata ed evidente anche per l'enorme numero di cordate che la stanno salendo.
Più a sinistra è il piccolo Cervino e quasi dietro di noi il Cervino, stupendo.
Seguo Carlo e Monica, legato per l'imbrago, li faccio più volte rallentare o fermare, non ho fiato, inspiro profondo dal naso ed espiro dalla bocca, un passo un respiro, un altro passo un altro respiro,ma il fiato manca comunque.
C'è già qualche cordata che scende, gente che è partita presto, devono aver dormito al rifugio, non si spiega altrimenti come abbiano fatto ad essere già di ritorno.
3 ore, mi hanno detto che in meno di 3 ore saremo in cima.
Ed è vero, in 3 ore circa arriviamo sulla cima, appena dopo Mario + Giulia + Davide; non sono stato poi così incapace.
Tira vento, ci mettiamo il guscio, non fa freddo, è l'effetto del Wind Chill che genera la sensazione di freddo; anche i guanti sono d'obbligo.
Il tempo di guardare il paesaggio che ci circonda, la catena del Rosa vista da un punto inconsueto per me, le cime che da qui fatico a riconoscere se Mario e Davide non me le indicassero.
Poi si deve lasciare spazio ad altri che stanno giungendo sulla cima, Mario decide di scendere la cresta verso il Breithorn Centrale; non ho mai percorso una cresta, ho un certo timore, ma vado, se mai provo mai saprò cosa vuol dire e se sono in grado di percorrerla.
I primi passi sono incerti, vedere a fianco a me i due pendii innevati e ripidi mi fa impressione; qualche passo poi focalizzo la mia attenzione sui passi che devo fare, attenzione a dove metto i piedi, infilare con cura la piccozza per fare sicurezza, non guardare il baratro.
Ma che cavolo, guardare il baratro è eccitante, appena posso alzo gli occhi e guardo giù, spettacolo! Adrenalinico.
Ma ora che mi sono abituato al passo ed alla vista siamo già alla sella, troppo tardi per salire il Breithorn Centrale, si scende a destra.
In discesa ci sono crepacci, un saltino ed il primo è scavalcato; pochi passi ed ecco il secondo, un saltino più lungo ed anche questo è superato; credevo peggio.
E poco oltre ci sono le altre due cordate che hanno rinunciato alla crestina e sono scesi dal sentiero di salita.
Quando ci riuniamo cogliamo l'occasione per rifocillarci e poi in fretta verso gli impianti di risalita, l'ultima corsa è alle 15e30 ed il tempo vola.
La discesa è massacrante perché la neve nel frattempo è diventata veramente molle, marcia, non importa se si cammina con i soli scarponi o con i ramponi, si scivola in continuazione nella traccia ormai profonda. La piccozza è inutile, ci si tiene in equilibrio con i bastoncini.
Bisogna ripercorrere tutto il tratto in falsopiano, quello che alla mattina aveva preceduto il lungo traverso di salita alla cima; ripassiamo poco distante dal Piccolo Cervino, poi un tratto in discesa, finalmente il tunnel.
Ci fermiamo, ci sleghiamo, metto i miei 40 metri di corda nello zaino, non li ho avvolti in modo elegante e corretto ma c'è fretta mancano 20 minuti alle 15, è tardi.
Mi precipito sulle piste di sci che sono ormai deserte, solo i gatti sono al lavoro per ripristinare la neve e livellare le piste.
Raggiungo Paolo, è vistosamente in crisi, mai successo prima, nei 6 anni da cui lo conosco l'ho sempre visto in gran forma, oggi mi dice di sentirsi uno Zombi; è forse colpa della bronchite o polmonite di 2 anni fa? (scoprirò solo martedì che già stava covando una colica renale di quelle potenti).
Supero Paolo e spingo il passo per giungere il più in fretta possibile alla stazione degli impianti, ma fatico e mi rendo conto che ogni piccola asperità del terreno la vivo come una salita snervante.
Monica con passo ancora agilissimo mi supera e in breve mi distacca di decine di metri, forse cento.
Alla fine eccoci sul piazzale antistante la funivia, sono le 15e10, beviamo quello che resta nelle borracce, sistemiamo l'attrezzatura, ramponi, piccozza, cordini e moschettoni, imbrago, io avvolgo come si deve la corda di cordata e la pongo in cima allo zaino.
Prendiamo la penultima discesa, e c'è gente che ancora arriva dopo di noi.
A gruppetti saliamo sulle cabine di discesa e ci raccontiamo le impressioni della giornata.
E' un attimo essere a valle, al caldo, poi in fretta verso le auto dove ci cambiamo.
Pietro conosce un baretto fuori Cervinia dove fermarci a bere e mangiare qualcosa. Ci sono fette di salumi e pezzi di formaggio, con patatine e bocconi di pane, chi beve birra e chi panascè o semplici succhi di frutta; intanto si rianima la discussione sulla giornata.
C'è chi come Giulia e Laura ed io è entusiasta, in attesa della prossima volta, ed invece Barbara non ha provato le nostre stesse emozioni, probabilmente non sarà con noi su un'altra cima.
Sono le 17 quando ripartiamo, ed è un'odissea il rientro, coda per scendere in valle dove i lavori in corso impediscono un traffico fluido nelle 2 gallerie di Chatillon.
Ma non è tutto, l'autostrada in direzione Ivrea è intasata, incidenti rallentano o bloccano il traffico fin dopo Quincinetto.
Restiamo in contatto telefonico tra le auto, noi siamo ormai in autostrada ed coda e pensiamo di aver sbagliato a non fare la statale; gli altri sono invece sulla statale e sono anche loro fermi, bloccati all'altezza di Bard.
Arriviamo a Gallarate  alle 21e30 passate, alle 22 sono in casa ho fatto la doccia e mi accingo a cenare quando arriva la telefonata di Maria Rosa, la moglie di Mario, non ancora rientrato.
Altro giro di telefonate e scopro che sono ancora in viaggio, arriveranno a casa alle 23 passate.
Che dire? 2 ore di andata, 3 di salita, 2e1/2 di discesa e ben 6 ore per il rientro.
Eppoi c'è la notizia di un incidente sul Terrarossa e che qualche nostro amico è rimasto coinvolto, e questo lascia l'amaro in bocca.
Le cordate:
1)   Mario + Giulia + Davide
2)   Paolo + Laura + Pietro
3)   Carlo + Monica + Ermanno
4)   Nicola + Barbara + Domenico

Pietro sei un grande, hai organizzato in un batter d'occhio quello che noi non siamo riusciti a mettere insieme in anni; vai così che vai bene

le foto di Pietro le puoi vedere al seguente link
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1035231609822421&set=a.1035231469822435.1073741841.100000067763095&type=1&theater



le foto delle escursioni fatte le trovate seguendo il link alle foto

mercoledì 8 aprile 2015

oggi come allora - al Forte di Orino




di seguito il percorso che farremo noi di Gallarate


Salita: Il luogo di avvio del sentiero n. 12 è situato all’angolo tra la Via Mattello e la Via Piave (S.S. n. 394).     Percorrendo in salita Via Mattello si raggiunge ed oltrepassa la località Quartè.      Il cammino prosegue fino a raggiungere il nucleo abitato di “Mattello” ove ha termine la strada asfaltata. Si imbocca poi una carrareccia che si diparte verso monte.     Giunti alla località Cavernago si incontra il sentiero n. 10 (Velate-Orino).      Oltrepassato il sentiero n. 10, il percorso prosegue per alcune centinaia di metri incassato sul versante orografico sinistro della profonda Valle della Tacca, prima di raggiungere il territorio della Riserva Naturale del Campo dei Fiori.      Giunti circa a quota 721 m., il sentiero n. 12 prosegue a sinistra della deviazione per la grotta del Remeron e si inerpica, dopo aver raggiunti il breve pianoro del Motterello, sulle pendici della montagna.     Si continua a percorrere il sentiero guadagnando rapidamente ma faticosamente quota fino a raggiungere, a quota 930 m.s.l.m., un’ altra importante cavità naturale di origine carsica: la Grotta della Scondurava.      Il tracciato del sentiero prosegue inerpicandosi sul crinale della montagna, risalendo alcuni tornanti ed incontrando il bosco sommitale di conifere fino a pervenire alla Strada Militare del Forte di Orino, vale a dire  il sentiero n. 1 (Prima Cappella-Forte di Orino). Ivi giunti si piega a sinistra e, percorrendo tale strada in direzione ovest, si incontrano sulla sinistra dapprima il bivio dei sentieri 11 e 13  verso valle recanti rispettivamente a Comerio attraverso la frazione “Chignolo” e a Gavirate attraverso la località “Ca’ dei  Monti”, poi il sentiero 2 che raggiunge Orino scendendo attraverso la cresta della “Colma” transitando nei pressi del “Pian delle Noci”.
Si arriva quindi a percorrere il tratto finale della Strada Militare che, dopo aver descritto alcuni tornanti, raggiunge la cima denominata “Forte di Orino”, ove sorge un piazzale fortificato militare appartenente alla “Linea Cadorna” rappresentante un ottimo punto panoramico su Prealpi, Alpi Piemontesi e Centrali ed il Verbano nonché sulla Pianura Padana Occidentale ed i laghi Varesini.

Discesa: Torniamo sui nostri passi fino ad incontrare sulla nostra destra il bivio dei sentieri 11 e 13 e lo imbocchiamo.     Scendiamo fino a quota 1000 m. dove incontriamo sulla destra il sentiero che conduce a Prà Camaree, proseguiamo diritto.     Poco avanti sulla sinistra si diparte la deviazione che porta alla grotta chiamata “Bus dul Diavul”, continuiamo sul sentiero detto “Strada Rossa” per il terreno rosso e franoso che caratterizza la zona fin verso quota 700 m.     Poco prima di giungere a quota 600 m. incontriamo una deviazione a sinistra, la imbocchiamo seguendo il sentiero 11 ed abbandonando il 13, siamo in località Caddè; dietro all’antica cascina, che dà il nome alla località, è presente una sorgente d’acqua fresca .     Dopo circa 200 metri incontriamo il sentiero 10 e lo percorriamo in falsopiano per 500 metri circa prima di incontrare la deviazione a sinistra dove continua il sentiero 10, siamo in località Zapelasch.     Teniamo la destra, la discesa si fa più ripida finché raggiungiamo l’abitato di Chignolo.     Da qui percorriamo la strada asfaltata passando dalle frazioni Campi e Vigne.     Giunti al bivio teniamo la sinistra per via Sacconaghi fino a tornare all’incrocio con via Piave e con via Mattello, da cui avevamo iniziato l’escursione  


sabato 28 febbraio 2015

22 Febbraio 2015 # all'Alpe Solcio

tanto per fare qualche passo
andiamo al Rifugio Crosta

In quel di Gallarate alle 6 di mattina piove, non sembra giornata da escursione, sarà una giornata da PAMPI, camminare sotto l'acqua forse.
Abbandoniamo l'idea di andare con Roberto ed Enrica che hanno ormai deciso di accantonare l'idea originaria della gita sezionale per il rischio valanghe in quella zona, ma che ancora non hanno deciso una meta precisa.
Andiamo al Crosta, il percorso è lungo ma sicuro, non c'è rischio valanghe facendo la strada che sale all'Alpe Solcio partendo da Maulone (900 mt.).
Facciamo colazione a Varzo e poi facciamo l'ultimo tratto di strada che appare ben pulita.
La sorpresa ci attende al posteggio che è inacessibile perchè lo spartineve ha ammonticchiato la neve al ciglio della strada; ci fermiamo, accendiamo le 4 frecce e, tolta la pala dallo zaino, spaliamo la neve e creiamo l'accesso per posteggiare l'auto; per fortuna che mi ero portato ARTVA pala e sonda, a qualcosa 'sta pala è servita alla fine.
E mentre posteggiamo arriva Enrico del Crosta, meravigliato del fatto che nessuno sia passato a liberare il posteggio, si mette a pestarla con il gatto; lo lasciamo che sta ancora facendo posto per i possibili ospiti del rifugio.
Filippo e Carlo in pochi minuti allungano il passo e spariscono dalla vista, li rivedremo più avanti che ci aspettano ad un tornante.
Ce la pigliamo con comodo, unica premura è quella di arrivare in tempo per pranzare, abbiamo avvisato Marina che ci riserva un tavolo.
La giornata si è fatta bella, cielo limpido e sole caldo, perdiamo tempo a guardare la corona di montagne che delimita a sud la Val Vigezzo e fa da spartiacque con la Val Grande, meraviglioso spettacolo.
Arriviamo lunghi, ma Marina del Rifugio Crosta (1750 mt.) è sempre gentile, mangiamo qualcosa di caldo che Marina cucina sempre egregiamente e dopo un poco di riposo ripartiamo per scendere a valle.
Cambia l'angolo di vista del Crosta, immerso nella neve è un vero spettacolo!

Scendiamo lenti, come lenti siamo saliti; ci viene una pensata, la prossima volta che la faremo con la neve ci fermiamo al Crosta a prendere il sole, ceniamo e poi scendiamo alla luce delle frontali o meglio sarebbe con la luce della Luna.

Dislivello sulla carta = 850 mt.
Distanza percorsa a piedi Andata + Ritorno =  20 km circa
Tempo di salita = 4,15  ore, prendendocela non comoda ma più che comoda, da bradipi
Tempo di discesa = 3,15  ore, sempre prendendosela comodissima
Percorso stradale Gallarate - Maulone  Andata + Ritorno = 220 km circa



potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate



le foto delle varie escursioni fatte le trovate seguendo il link alle foto

mercoledì 14 gennaio 2015

11 Gennaio 2015 # Sentiero del Viandante

da Lierna a Varenna

 A causa delle previsioni meteo avverse, vento estremamente forte anche a 100 km/h, la prevista ciaspolata allo Spitzhorli (Sempione) è stata annullata (magari si riesce a recuperarla più avanti); abbiamo così colto l'occasione per effettuare la ricognizione (meglio chiamarla esplorazione) sul tratto Lierna -> Varenna del sentiero del Viandante (a nord di Lecco).
Ci sono 2 percorsi che collegano queste località, abbiamo scelto di seguire quello così detto "alto".

Il sentiero è sufficientemente impegnativo sia per lunghezza che per dislivello, ed è di una soddisfazione estrema per gli scorci che offre sul lago.

Il tratto iniziale dopo una camminata nei sobborghi di Lierna si inerpica per 500 mt, è un sentiero veramente ripido spesso sconnesso e non concede tregua.

Nel secondo tratto, ormai da considerarsi come la discesa verso Varenna ci sono un paio di punti da cui sembra di essere sopra Bellagio e si possono vedere per un buon tratto i 3 rami del Lago di Como e buttare lo sguardo anche nella valle verso Porlezza e proprio sotto di noi verso nord c'è Varenna sovrastata dal promontorio con in bella vista la torre del castello di Vezio.

Poi c'è la visione di tutte le cimette che fanno contorno al lago, dai Corni di Canzo al Monte San Primo, ai Monti di Tremezzo ed al Crocione poi al Grona, Bregagnino, Bregagno e Pizzo di Gino e poi lo sguardo può spaziare ancora più lontano.


Il tratto finale oltre ad essere scosceso è anche su terreno sgretolato e richiede attenzione nel muoversi per le numerose radici che spuntano qui e la, pronte a fare lo sgambetto al viandante.

Il ritorno a Lierna l'abbiamo effettuato in pochi minuti con il treno.

Valeva proprio la pena di farci una camminata su questi monti
e come spesso accade a quelli del PAMPI il tempo è stato clemente con noi

abbiamo percorso 15,5 km;      salito 1020 mt.;      camminato per 4e1/2 ore e guardato in giro per ore;     ed abbiamo provato la variante che sale al Monte Fopp


giovedì 8 gennaio 2015

04 Gennaio 2015 # Devero -> Bocchetta di Scarpia

prima uscita dell'anno, Ciaspolata al Devero

Tocca al Gruppo Ciaspole organizzare le prime uscite dell'anno e di neve ce n'è poca, ovunque, per fortuna appena prima di Natale abbiamo fatto un giro al Devero per vedere in che condizioni d'innevamento è, scartato il solito Cazzola avevamo optato per il Monte Sangiatto; ma ci eravamo dovuti arrendere una volta giunti alla Bocchetta di Scarpia per le pessime condizioni del pendio.
Ci eravamo spinti fin sulla costa del Monte per vedere il Lago di Agaro, ma più in su non si era andati, sarebbe stata un'imprudenza.
Ed allora ecco che proponiamo proprio quello stesso percorso fatto 15 giorni prima da noi del PAMPI , speriamo in un poco di neve in più; sappiamo che ci sarà vento a 25 - 30 km/h nella piana del Devero, ed alla Bocchetta saranno sicuramente di più, quindi raccomandiamo a tutti di coprirsi bene.
Gli iscritti all'escursione sono più del previsto, anche 4 del gruppo Seniores ci hanno chiesto di partecipare, e al sabato si sono iscritti anche Rossano e Nicola, loro sono più alpinisti che escursionisti, ma vogliono forse qualcosa di tranquillo per digerire il panettone di Natale e di Fine Anno; alla partenza saremo in 20.
Ritrovo al solito posteggio Carrefour/K2 e partenza alle 7°°, nessuna sosta lungo il percorso per non perdere la possibilità di posteggiare su al Devero e non prima della galleria dovendo anche attendere la navetta.
Il viaggio sembra filare liscio fino a quando comincia a cadere qualche goccia che diviene sempre più insistente, per quelli del PAMPI non ci sono dubbi, questa pioggia non è un ostacolo quindi neppure ci poniamo il dubbio se continuare o sospendere l'escursione, andiamo avanti, bisogna arrivare presto per trovare i posti macchina migliori.
All'arrivo scopriamo che il parcheggio coperto è già completo e le macchine devono essere posteggiate lungo la strada; e mentre sto calzando gli scarponi posteggia di fianco a me Pietro del CAI di Sesto, scambiamo qualche parola e così scopriamo che al loro rifugio è alloggiato il gruppo degli speleo del CAI di Gallarate, non possiamo quindi esimerci dal passare al Rifugio del CAI di Sesto per salutare gli amici del nostro CAI.
Una volta che tutti sono arrivati ci accingiamo a partire ma scopriamo che qualcuno ha deciso di lasciare le ciaspole in auto "tanto di neve non ce ne sarà" è il loro commento, ma sollecitati tornano a prenderle e dopo 10 minuti si presentano al Rifugio "ciaspolemuniti". Si parte, i pessimisti aprono l'ombrello!
Il percorso da seguire prevede di passare il ponte sul Torrente Devero (1624 m.) e svoltare subito a destra; mettiamo le ciaspole ai piedi, tanto per non tenerle sulle spalle, ma non ce ne sarebbe bisogno; sappiamo che fra qualche centinaio di metri ci sarà una piccola salita che durante la ricognizione presentava il fondo gelato e scivoloso ed allora qualcuno monta i ramponcini in via precauzionale.
Riattraversaamo il torrente e lo costeggiamo per un tratto tenendolo a sinistra, nel frattempo non piove già più ma nevischia, ci inoltriamo nel bosco e seguiamo le indicazioni del sentiero per ciaspolatori che porta dopo circa 1km e 300mt ad un ponticello che supera il Rio del Sangiatto; qui la neve è già abbastanza alta da aver quasi coperto i cartelli indicatori, ma è compatta da non impedire di proseguire senza ciaspole.
Ancora 200 metri e siamo alle baite alte della Corte d'Ardui (1765 m.); qui termina il tratto in falsopiano e comincia la vera salita.
Occorre percorrere altri 600 metri prima di riattraversare il Rio del Sangiatto (1830 m.) e puntare decisamente a sud per piegare poi a nord-est e dopo altre deviazioni arrivare al traverso, esposto a sud, che domina il lago inferiore di Sangiatto (nascosto alla vista perché completamente gelato ed innevato) che precede le baite dell'Alpe Sangiatto (2010 m.).
Ci fermiamo e facciamo il punto della situazione, già tira un bel vento e non tutti se la sentono di continuare; alcuni decidono di stare ad attendere il nostro ritorno in una delle costruzioni..
I seniores decidono di fermarsi, anzi di abbandonare la comitiva e di rientrare a valle se non addirittura a casa;  Comunque è stato un piacere averli con noi; e trottano ancora allegramente    i vecchietti !!!
A ranghi ridotti riprendiamo la salita, aggiriamo il cucuzzolo che sta a sud dell'Alpe e proseguiamo poi verso mezzogiorno per dirigerci poi ad est verso la Bocchetta.
Percorriamo un lungo traverso in salita, direzione est, fino a raggiungere un pianoro (2170 m.); Rossano e Nik proseguono con le ciaspole sullo zaino.
Saliamo l'ultimo pendio, non ripido, ma flagellato da un forte vento. Sono 300 metri di percorso con un dislivello di 70 metri, ma se non sono faticosi sono invece veramente fastidiosi.
Eccoci infine alla Bocchetta di Scarpia (2248 m. 2270 per il GPS),

c'è un vento impressionante, nulla rispetto a quello provato la settimana precedente alla Massa del Turlo, allora era così forte che Paolo ed io per arrivare alla croce ci eravamo dovuti acquattare e procedere carponi per l'ultimo tratto di salita.
Ma qui non è tanto la forza del vento quanto il fatto che solleva la neve e la scaglia con veemenza in faccia, è questo che rende difficile procedere; ci sembra di essere in una sabbiatrice.
Giusto il tempo per scattare una foto e poi giù in fretta.
Lo spuntino lo faremo una volta tornati all'Alpe Sangiatto.
Si scende rapidi, incontriamo gente che sta salendo solo ora; la neve che abbiamo dovuto pestare per primi ora sembra una autostrada, hanno camminato ovunque fuori dalla nostra traccia; si notano distintamente le piazzuole di neve pestata dove la gente si è fermata a prender fiato.
Quando arriviamo alle baite troviamo altri oltre a quelli del nostro gruppo, si sono riparati tutti in quella che è la baita di mungitura, riparati dal vento ma con un gelo allucinante.
Veloci a rifocillarci e poi giù verso il Devero, qualcuno veloce e qualcuno più lento e rispettoso di chi ha ancora qualche problemino alla schiena (grande Anna ! ).
Ripassiamo dal Rifugio del CAI di Sesto per vedere se c'è ancora qualcuno dei gallaratesi, ma ormai sono partiti, c'è solo Pietro che salutiamo e ci diamo appuntamento per le lezioni del Corso Escursionismo 2015.



Poi ci salutiamo e ciascuno raggiunge l'auto con cui è arrivato. Si torna a casa.

Ma dov'è che abbiamo perso Rossano e Nik?    No,    anzi,     è il contrario,    dov'è stato e quando Rossano e Nik ci hanno distaccato e ci hanno persi?


Dislivello sulla carta = 630 mt;             nella realtà con i vari sali scendi abbiamo salito 706 mt
Distanza percorsa a piedi Andata + Ritorno =  11,7 km circa
Tempo in movimento Andata + Ritorno =  4 ore

   L'escursione è stata diretta da Paolo ed Ermanno
                        ci hanno fatto buona compagnia alcuni amici del CAI di Gallarate


potete seguirci con l'immaginazione guardando le foto scattate



le foto delle varie escursioni fatte le trovate seguendo il link alle foto